giovedì 6 novembre 2008

Perchè ci diciamo comunisti - di Paolo Ferrero

su Liberazione del 02-11-2008

Da un po di tempo Liberazione pubblica con grande rilievo articoli che chiedono di abbandonare il nome comunista. Al fondo la tesi riproposta in varie salse è che la parola comunismo è inutilizzabile perché l’esperienza storica concreta ne ha stravolto il significato. Tra chi propone di abbandonare il nome comunista vi è chi si pronuncia a favore del nome sinistra, chi a favore del socialismo, chi non propone nulla.Tutto questo si intreccia con un altro filone di dibattito che propone di andare oltre il Partito della Rifondazione Comunista, per fare un altro partito, per fare un’altra cosa che non sia un partito, etc.

Le argomentazioni portate mi pare ripropongano un po’ stancamente quanto già sostenuto da Occhetto e dai suoi sostenitori dopo l’89 ma tant’è, come si sa la prima volta la storia si presenta come tragedia, la seconda come farsa.Per quanto mi riguarda io la penso così:Il concetto di comunismo ha una storia che travalica le vicende del secolo breve. Non voglio qui affrontarlo.

Mi pare invece utile sottolineare come in Italia il gruppo dirigente comunista alle origini si è formato nella vicenda dell’occupazione delle fabbriche e valorizzando la costruzione dei consigli di fabbrica. Nel corso della guerra ha saputo dar vita ad un movimento di resistenza antifascista unitario e democratico che ha contribuito a liberare l’Italia e a dare al nostro paese un assetto democratico strutturato attorno ad una carta costituzionale assai avanzata. Successivamente i comunisti hanno variamente lottato e con una certa efficacia contro lo sfruttamento e per la giustizia sociale. Un terzo degli elettori italiani è arrivato a dare fiducia ad un partito che si chiamava comunista e che poneva la questione morale come punto non secondario della riforma della politica. Rifondazione comunista nel suo piccolo è stata presente nei vari conflitti che hanno percorso il paese ed è stata in grado di collocarsi positivamente nella grande stagione nel movimento no global. Il tutto cercando di intrecciare le lotte per i diritti sociali con quelle per i diritti civili, lotte operaie e lotte ambientali, lotte per la redistribuzione del reddito con le lotte contro la mercificazione delle persone, dell’ambiente, delle relazioni sociali. In altri temini la parola comunismo in Italia è legata alle battaglie per la giustizia e la libertà.

Dopo l’era craxiana non mi pare si possa dire lo stesso per la parola socialismo.La parola sinistra ha storicamente un significato positivo nel nostro paese. Ha a mio parere un difetto e cioè che si tratta di una coperta che copre molte cose. Ad esempio vi all’interno del partito democratico vi sono persone e posizioni che si definiscono di sinistra che sono però anche variamente confindustriali e per nulla anticapitaliste. La parola sinistra cioè da sola non definisce una posizione chiara dal punto di vista della divisione di classe della società ne dal punto di vista della volontà di superare il capitalismo; tant’è che negli anni scorsi abbiamo giustamente detto che esistevano due sinistre, quella moderata e quella radicale o alternativa o antagonista. Da questo punto di vista il definirsi di sinistra e comunisti mi pare rappresenti un modo chiaro per dire da che parte si sta. Siamo di sinistra ma siamo anche Comunisti, cioè lottiamo contro lo sfruttamento, quando serve anche contro il Vaticano e ci battiamo per il superamento del capitalismo.

Dirsi comunisti è quindi una risorsa per qualificare il nostro essere di sinistra. Porre il tema del comunismo siginifica porre il nodo della rivoluzione, del cambiamento radicale dello stato di cose presenti. Tant’è che quando taluni esponenti del centrosinistra affermano di non voler mai più fare accordi con liste che contengano la falce e il martello lo dicono non certo per la nostra storia ma perché siamo concretamente, politicamente, qui ed ora, anticapitalisti.Questo per quanto riguarda l’Italia. I comunisti però, in particolare quando hanno preso il potere, hanno anche fatto grandi disastri. Lo stalinismo ha contraddetto radicalmente le aspirazioni di giustizia e libertà del movimento comunista. Per questo ci siamo chiamati Rifondazione Comunista. Non solo il nome di un partito ma un progetto politico: rifondare il comunismo avendo fatto fino in fondo i conti con lo stalismo. Riconosciamo che la storia dei comunisti e delle comuniste è la nostra storia, ne abbiamo analizzato gli errori e gli orrori al fine di non ripeterli. Rifondazione e Comunista sono quindi due termini che si qualificano a vicenda, ci parlano della persistenza ma anche della discontinuità, ci parlano della contraddittorietà del nostro tentativo di andare oltre il capitalismo nel nostro essere fino in fondo uomini e donne di questo tempo.

La rifondazione del comunismo è quindi il progetto politico che abbiamo scelto quando Achille Occhetto ha sentenziato che il comunismo era solo un cumulo di macerie. Nulla vieta che altri oggi la pensino come Occhetto ma a me francamente pare che i guai che abbiamo avuto negli anni scorsi non siano derivati dal nostro nome ma piuttosto dai nostri errori politici, in primo luogo la scelta di andare al governo.Io penso quindi che oggi sia più necessario di ieri dirsi comunisti, di rifondazione comunista. E’ il nome che meglio di qualunque altro definisce qui ed ora il nostro anticapitalismo e la nostra autonomia da un ceto politico che si definisce di sinistra ma con le cui prospettive politiche abbiamo poco a che spartireE’ evidente che si potrebbe continuare ad argomentare a lungo ma voglio utilizzare lo spazio che mi resta per sollevare un paio di quesiti.In primo luogo è evidente che la discussione dovrebbe cominciare da qui, cioè dalla rifondazione comunista.

Si tratterebbe di aprire una discussione non a negativo ma a positivo. Si tratterebbe di ragionare su come rendere al meglio oggi la prospettiva comunista. Di come la nostra azione non si possa situare solo al livello politico della rappresentanza. Di come si ridefinisca la politica comunista in relazione ai movimenti, alle mille vertenzialità, alle forme di mutualismo. Di come si intreccino oggi i diversi conflitti e come possono interagire in una prospettiva di superamento del capitalismo. Di come si possa affrontare la crisi capitalistica poponendo il tema del controllo sociale dell’economia ed evitando la guerra tra i poveri. Di come si intrecci la lotta per il salario con quella per il reddito sociale con la lotta contro la mercificazione di ogni ambito sociale, e così via. Il dibattito di cui avremo bisogno non riguarda la ripetizione dell’occhettismo ma l’approfondimento della prospettiva della rifondazione comunista.

Purtroppo però Liberazione non si cimenta sul terreno della rifondazione comunista ma su quello del suo superamento.In secondo luogo è bizzarro che il giornale del partito della rifondazione comunista metta in prima pagina il dibattito sul superamento del comunismo e a pagina 19 gli articoli in cui alcuni dirigenti del partito avanzano proposte politiche e cercano di far avanzare il progetto di rifondazione comunista.

martedì 8 aprile 2008

Bertinotti: «Solidarietà umana e politica». I giovani Prc lo attaccano: «Imbarazzante»

su Il Resto del Carlino (Bologna) del 04/04/2008


IL PRESIDENTE della Camera, Fausto Bertinotti, esprime solidarietà a Giuliano Ferrara. Ma da Bologna alcune anime del Prc si levano a giustificare la contestazione di piazza Maggiore. Dunque, dice Bertinotti (che sarà a Bologna domenica ai Giardini Margherita, ore 16.30): «Mi dispiace quanto è accaduto a Ferrara al quale rivolgo la mia personale solidarietà umana e politica. Nessuno può accettare una contestazione sprezzante e violenta contro un protagonista della vita politica». Passano poche ore e le agenzie battono la dichiarazione di Agostino Giordano, coordinatore provinciale dei Giovani comunisti. Nei fatti un attacco a Bertinotti: «Le dimostrazioni di solidarietà 'umana e politica ' sono fuori luogo e mirano solo a stravolgere la realtà dei fatti». Giordano giudica le affermazioni di Bertinotti «imbarazzanti e controproducenti. Piazza Maggiore è stata invasa pacificamente, contestando legittimamente il provocatore Ferrara che stava fomentando i suoli pochi militanti con invettive fasciste e anticostituzionali». Si sono invece dissociate dalla piazza le donne della Rete.

Ferrara e Fascisti? No, grazie

Le dimostrazioni di solidarietà "umana e politica" a Giuliano Ferrara sono fuori luogo e mirano soltanto a stravolgere la realtà dei fatti, così come si sono verificati ieri a Bologna.
E' davvero molto imbarazzante e soprattutto controproducente per l'importante battaglia che in Italia si sta conducendo a difesa dei diritti delle donne e di tutti i diritti civili, che tali prese di posizione provengano proprio da alcuni importanti esponenti della Sinistra italiana (che già fatica a sopravvivere...)
Migliaia di giovani, donne, precari e studenti ieri hanno pacificamente invaso Piazza Maggiore, contestando legittimamente il provocatore Giuliano Ferrara, che stava delirando e fomentando i suoi pochi militanti con invettive fasciste anticostitizionali. Anche se noi eravamo migliaia ed i sostenitori di Ferrara pochissimi, il pericolo reale è che le idee oscurantiste e reazionarie del direttore del Foglio possano conquistare una posizione egemone nella nostra società e nei futuri governi del nostro Paese.
Proprio perchè si teme una risposta di massa all'avanzata del conservatorismo e della reazione, ancora una volta la risposta è stata la repressione. Alle mani nude alzate si è risposto con i manganelli.
Questo è successo ieri a Bologna ed ancora una volta i Giovani Comunisti erano con il Movimento a difendere le istanze di democrazia e civiltà. Ancora una volta, insieme a tanti ragazzi e ragazze, si sono trovati di fronte alla violenza di alcuni settori delle forze dell'ordine.

Bologna, 03/04/2008

Agostino Giordano - Coordinatore provinciale Giovani Comunisti (Prc) di Bologna

lunedì 17 marzo 2008

Chi sono

nato a Lagonegro (Pz) il 18/3//1980 e residente a Lauria (Pz) - Basilicata
Età: 28 anni.
Percorso di studi: Maturità Classica (1999) e Laurea in Storia contemporanea presso l'Università di Bologna (novembre 2004).

Vivo a Bologna dal settembre 1999 e sono stato studente-lavoratore. Sono iscritto al Partito della Rifondazione Comunista dal 2001, ma la mia attività politica fino alla fine del 2004 si è svolta prevalentemente in gruppi autorganizzati. Fondamentali per me sono state la straordinaria e drammatica esperienza di Genova - del luglio del 2001 - e le iniziative politiche costruite intorno a quello straordinario evento, sia in Basilicata che a Bologna. Ho contributo ad animare diversi collettivi politici, che hanno condotto importanti lotte e vertenze per la difesa del diritto allo studio e contro le politiche neoliberiste: il più importante è stato senza dubbio il "Collettivo degli Indisciplinati Storici", particolarmente attivo presso l'Università di Bologna fra il 2001 e il 2003. Ho partecipato a tempo pieno alle vincenti mobilitazioni lucane del novembre/dicembre 2003 contro l'ipotesi di voler realizzare a Scanzano Jonico (in provincia di Matera) una delle più grandi discariche radioattive d'Europa.
Dal novembre 2004 sono entrato a tempo pieno nel mondo della precarietà.
Da gennaio a dicembre 2005 ho lavorato come "tecnico-manutentore" presso il Dipartimento di Discipline Storiche dell'Univerità di Bologna in Piazza San Giovanni in Monte, 2. Da gennaio a dicembre 2006 ho lavorato cone imbianchino, mentre da gennaio ad aprile del 2007 ho lavorato come funzionario part-time presso la Federazione del Prc di Bologna.
Dall'aprile 2007 sono collaboratore del Gruppo regionale del Prc in Emilia Romagna e mi occupo prevalentemente di politiche giovanili e precarietà.
Sono stato segretario del Circolo Universitario del Prc dal gennaio 2003 fino al novembre 2004 e attualmente sono Coordinatore provinciale dei Giovani Comunisti (Prc) della Federazione di Bologna.