giovedì 2 luglio 2009

Alcune considerazioni sul voto in Emilia-Romagna

di Agostino Giordano – Segreteria Prc Emilia-Romagna

Testata/Fonte: www.comunistinmovimento.it

Per poter elaborare alcune considerazioni sugli esiti delle recenti elezioni Europee e amministrative nei territori emiliano – romagnoli, occorre necessariamente guardare prima qualche dato di carattere generale. La Lista Comunista e anticapitalista (Prc – PdCi – Socialismo 2000) ottiene complessivamente, alle europee, il 3,4% dei consensi elettorali. La nostra lista consegue il risultato più basso e peggiore in assoluto proprio nella circoscrizione Nord-orientale (che, oltre all’Emilia Romagna, comprende anche Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia) con appena il 2,3% dei consensi – pari a 148.670 voti. Per quanto riguarda le altre circoscrizioni il dato è sensibilmente diverso: nord-ovest 3%; centro 4,5%; sud 4,1%; isole 2,8%. *

In tutta la regione Emilia Romagna i voti ottenuti sono 77.364, pari al 3,1%, una percentuale che certamente alza il livello di consensi complessivo ottenuto nell’intera circoscrizione (a fronte dell’1,2% del Trentino Alto Adige, dell’1,8% del Veneto e del 2,5% del Friuli Venezia Giulia).

Per quanto riguarda le diverse province della regione, il dato concernente il voto per le europee alla lista comunista sembra abbastanza omogeneo, tranne che per le province di Rimini e Bologna in cui si scende sotto il 3% (Piacenza: 3,17%. Parma: 3,46%. Reggio Emilia: 3,42%. Modena: 3,06%. Bologna: 2,74.%. Ferrara: 3,21%. Ravenna: 3,36%. Forlì-Cesena: 3,23%. Rimini:2,87%)

Anche se il dato dell’Emilia Romagna è superiore rispetto alle altre regioni del Nord-Est, ciò non deve trarre in inganno rispetto ad una quasi totale omogeneità concernente i territori di questa circoscrizione, organici ormai al modello settentrionale delle piccole e medie imprese, il terreno più fertile per l’imponente e spavalda avanzata della Lega Nord.

L’eccessivo risultato ottenuto dalla Lega Nord alle elezioni europee in Emilia Romagna si traduce più o meno ugualmente e sistematicamente nelle amministrative, dove in molti comuni e province della regione, nel cuore delle cosiddette ex-roccaforti rosse (insediamenti storici del Pci e delle sinistre), i vessilli verdi “padani” hanno sventolato trionfanti proprio a discapito delle forze comuniste e della sinistra (fra cui il Prc).

Infatti, complessivamente, in Emilia-Romagna nelle elezioni comunali e provinciali, più o meno in sintonia con la media dei risultati ottenuti nel resto delle regioni italiane, il Prc e il PdCi subiscono vertiginosi arretramenti, manifestando in alcune zone ottime capacità di resistenza conquistando risultati dignitosi che, seppure inferiori alle precedenti amministrative, bisogna considerarli assolutamente positivi, soprattutto se inseriti nel contesto generale della disfatta della sinistra d’alternativa (le cui cause sono ormai abbastanza note e non le ripeto in questa sede). Poiché questi risultati positivi, in una fase difficile come quella che stiamo attraversando, devono essere illuminanti segnali di incoraggiamento, è bene citarli subito. Alle provinciali di Ferrara (dove la Lega conquista il 10,18%) infatti la lista Prc-Pdci - in coalizione nel centro-sinistra - ottiene il 4,41% (9.128 voti), eleggendo un consigliere. Alle provinciali del 2004 a Ferrara il Prc ottenne il 4,82% (10.232 voti) e il Pdci 3,68% (7.807 voti): se si sommano queste due cifre la somma è di 18.039 voti che, confrontati ai 9.128 attuali, denunciano un perdita di 8.911 voti. Un’emorragia tutto sommato “contenuta” se confrontata con i dati degli altri capoluoghi di provincia emiliano-romagnoli. Sempre per quanto riguarda le provinciali di Ferrara spicca evidentemente il risultato ottenuto nel collegio “Comacchio I”, dove la lista Prc-Pdci raggiunge addirittura il 14,29% e in diversi altri collegi supera il 5%. Dal fronte estense arriva anche un altro dato incoraggiante che riguarda il comune capoluogo: infatti nelle elezioni comunali, nelle quali la Lega arriva “appena” al 6,42%, la lista Prc-Pdci, in alternativa al centro-sinistra, ottiene il 3,90% (3.163 voti) eleggendo in consiglio comunale la candidata a sindaco Irene Bregola (se confrontiamo questo dato con le precedenti comunali del giugno 2004 i voti sono pressoché dimezzati poiché il Prc aveva da solo il 4,70% con 3.901 voti e il Pdci il 4,15% con 3.446 voti).

L’altro dato in controtendenza positiva è senza dubbio quello ottenuto dalla Lista Prc-Pdci (in coalizione nel centro – sinistra) alle provinciali di Bologna (nelle quali la Lega arriva all’8,16%), dove si raggiunge il 3,60% (19.687 voti) e si elegge un consigliere. Qui l’emorragia di consensi però è altissima (anche considerando che c’erano due liste direttamente concorrenti quali il Pcl e la lista civica “Terre Libere” che ha candidato alla carica di presidente della Provincia l’ex-segretario del Prc Tiziano Loreti), in quanto alle precedenti provinciali del giugno 2004 la somma dei voti del Prc (con il 5,73%) e del Pdci (con il 2,78%) era pari a 49.372: se a questa cifra sottraiamo gli attuali 19.687 voti, la perdita di consensi è pari a 29.685 voti. Anche in questo caso ci sono stati dei collegi in cui si sono raggiunti dati abbastanza alti, come ad esempio il 6,81% di Castiglione dei Pepoli oppure il 4,60% di Minerbio. I numeri delle provinciali bolognesi sono decisamente migliori rispetto ai dati delle comunali del capoluogo regionale (dove la Lega raggiunge fortunatamente appena il 3,14%). Infatti qui la lista Prc-Pdci (in coalizione nel centro-sinistra) ottiene l’1,82% dei consensi (3.902 voti) e, nonostante, ciò elegge un consigliere comunale. Il confronto con le precedenti elezioni comunali del giugno 2004 risulta tutto sommato prevedibile e l’emorragia abbastanza contenuta, in quanto la somma dei voti di Prc (al 4,63%) e del Pdci (all’1,70%) era pari a 13.981. Di conseguenza la perdita è di 10.072 voti, gran parte dei quali sono evidentemente andati alle diverse liste concorrenti della sinistra antagonista e di alternativa (non presenti alle scorse votazioni): Lista civica di Donne - Altra Città (con candidata sindaco un’ex-assessora del Prc, che ha ottenuto soltanto lo 0.46%), Bologna Città Libera (con candidato sindaco un ex-consigliere comunale indipendente del Prc, che è arrivata appena all’1,66%, un risultato molto inferiore rispetto alle aspettative), Partito Comunista dei Lavoratori (con candidato sindaco un ex dirigente nazionale del Prc, che si attesta allo 0,39%), Lista Civica Pasquino (con candidato sindaco il politologo Gianfranco Pasquino, che raggiunge l’1,77%). A queste va aggiunta anche la lista di Beppe Grillo che, ottenendo il 3,01% (eleggendo un consigliere) ha certamente attinto anche nell’elettorato storico di Rifondazione e del Pdci.

In alcuni comuni della provincia di Bologna ha indubbiamente pagato la scelta di presentarsi in alternativa al Pd: infatti a Medicina la lista Prci-Pdci elegge un consigliere (candidato a sindaco) con l’8,05%. A Marzabotto, all’interno di una lista civica alternativa al Pd, il Prc ottiene un ottimo risultato eleggendo due consiglieri. In altri comuni invece la scelta di presentarsi in coalizione con il centro – sinistra ci ha danneggiato favorendo altre liste concorrenti a sinistra e alternative al Pd: ad esempio a Bentivoglio (dove la lista di fuoriusciti dal Prc ottiene l’11,44%), San Pietro in Casale (dove il Pcl ottiene il 4,66%, una lista alternativa di sinistra il 4,30% e Prc-Pdci in lista con il Pd non eleggono nulla) e Ozzano (dove il Pcl elegge un consigliere con il 5,37% e Prc-Pdci non eleggono nulla).

Tornando al resto della regione e considerando soltanto le elezioni provinciali e quelle comunali dei capoluoghi di provincia possiamo osservare che i risultati sono ancora più negativi delle cifre sinora prese in considerazione, in quanto eleggiamo pochissimi consiglieri e le percentuali si abbassano ulteriormente soprattutto a causa del fatto che le liste Prc – Pdci nella maggior parte dei casi si sono presentate divise (alcune volte posizionandosi in maniera diversa o in coalizione con il Pd o alternativi a esso) e anche, soprattutto per quanto riguarda i territori emiliani (meno per quanto concerne quelli romagnoli), a causa del pesante sfondamento della Lega Nord.

Nella provincia di Piacenza, infatti, dove la Lega raggiunge il 17,23% dei consensi, il Prc ottiene il 2,73% (dimezzando grossomodo i voti rispetto alle precedenti elezioni in cui aveva ottenuto il 7,09%) e il Pdci conquista l’1,75 % (perdendo pochi voti rispetto alle precedenti provinciali, poiché aveva il 2,12%). Entrambi i partiti si sono presentati in coalizione con il centro – sinistra ed entrambi non eleggono nessuno.

Nella provincia di Parma, dove la Lega raggiunge il 14,64%, il Prc – in alternativa al centro-sinistra - ottiene il 2,18% (calando vertiginosamente rispetto all’8,80% delle precedenti elezioni), mentre il Pdci (in coalizione nel centro-sinistra) conquista il 2,54% (perdendo circa un punto percentuale rispetto alle precedenti provinciali, in quanto era al 3,24%). Entrambi i partiti non eleggono consiglieri.

Nella provincia di Reggio Emilia, dove la lega raggiunge il 15,04%, bisogna segnalare il risultato positivo del Prc che, presentandosi in alternativa al centro-sinistra, ottiene il 3,24% (dimezzando quasi i voti rispetto alle precedenti elezioni in cui aveva il 6,67%) eleggendo in consiglio provinciale il candidato presidente. Il Pdci, che correva in coalizione nel centro-sinistra, ottiene l’1,76% (nel giugno 2004 aveva il 2,77%), non eleggendo nessuno. Decisamente peggiori i dati delle comunali di Reggio Emilia, in quanto il Prc – sempre da solo e in alternativa al centro-sinistra – ottiene l’1,75 (alle precedenti elezioni aveva il 4,40%), mentre il Pdci in coalizione con il centro-sinistra conquista l’1,46% (a fronte del 6,99% che aveva la scorsa volta). Entrambi i partiti non eleggono alcun consigliere.

Alle provinciali di Modena, dove la lega prende il 14,58%, il Prc, in alternativa al centro-sinistra, ottiene il 2,43% (nel 2004 aveva il 5,74%), mentre il Pdci (in coalizione nel centro-sinistra) arretra di poco rispetto al 2004 (aveva il 2,77%) conquistando il 2,02%. A Modena, per quanto riguarda invece le comunali (dove la Lega prende l’11,01%), il Prc – sempre in alternativa al centro-sinistra – ottiene l’1,97% (precipitando dal 5,02% del 2004), mentre il Pdci – in coalizione nel centro-sinistra – raggiunge l’1,18% (perdendo pochi voti rispetto alla volta scorsa, poiché aveva l’1,39%). In questo caso le forze comuniste non eleggono alcun consigliere sia in provincia che in comune.

Altro dato positivo è quello delle provinciali di Forlì-Cesena (con la Lega all’11,15%), dove il Prc, presentatosi in coalizione con il centro-sinistra, elegge un consigliere con il 3,01% (nel 2004 aveva il 6,81%), mentre il Pdci, allo stesso modo in coalizione, ottiene l’1,16% (nel 2004 avevano il 2,64%). Al comune di Forlì (dove la Lega arriva al 9,40%) invece il dato peggiora notevolmente, in quanto il Prc in coalizione nel centro-sinistra ottiene l’1,59% (riducendo drasticamente rispetto al precedente 4,13% e non eleggendo nessuno) mentre il Pdci – in alternativa al centro-sinistra – arretra di poco con l’1,43% ( a fronte del precedente 1,97%), non eleggendo nessuno allo stesso modo.

Per quanto riguarda infine la provincia di Rimini (dove la Lega arriva al 9,09%), il Prc ottiene il 2,61% (nel 2004 aveva il 6,91%) mentre il Pdci arretra all’1,83% rispetto al precedente 3,19%. Entrambi i partiti non eleggono consiglieri.

La maggior parte degli esiti delle provinciali e delle comunali dimostra tendenzialmente che l’aver unito il Prc e il Pdci in un'unica lista ha consentito di giungere a risultati dignitosi e, in diversi casi, ha permesso di eleggere rappresentanti istituzionali.

Alla luce di questi dati, possiamo confermare che il risultato complessivamente negativo ottenuto dalle forze comuniste in Emilia-Romagna è legato principalmente all’arretramento generale e sistematico delle forze della sinistra (Pd compreso), a vantaggio principalmente della Lega Nord. Ciò deve indurre quindi i dirigenti e i militanti che si riconoscono nella lista comunista e anticapitalista a realizzare profonde riflessioni e analisi adeguate sui mutamenti socio – economici avvenuti nella regione Emilia-Romagna, che non può più essere considerata un territorio privilegiato in cui la rendita delle buone amministrazioni rosse del passato possa garantire anche per il presente e per il futuro.

In conclusione, un’altra considerazione che si può fare riguarda il deficit di radicamento sociale delle forze comuniste, vero fattore di crisi che ci spinge sempre più lontano dalle cittadine, dai cittadini, dai lavoratori, dai precari, dai migranti e rispetto alle classi sociali deboli che vorremmo rappresentare. La mancanza di autorevolezza dei gruppi dirigenti locali, la scarsa credibilità conquistata fra le soggettività colpite duramente dalla crisi, la nostra assenza dai luoghi del conflitto, l’incapacità di essere protagonisti di qualche battaglia sociale significativa, rappresentano sicuramente le cause principali del nostro arretramento regionale, che possono essere in gran parte trasferite a livello nazionale e soprattutto nei territori del Nord-Est rispetto ai quali l’Emilia-Romagna si è pressoché omologata.

L’ultima considerazione riguarda il rapporto con il Pd: allearsi o meno con il Pd a livello locale, entrare o meno in una coalizione di centro sinistra conta poco ai fini del risultato elettorale. Conta soprattutto se si è in una condizione favorevole di radicamento e di legittimazione territoriale forte. Senza dubbio aiuta presentarsi alternativi al Pd quando questo ha gestito malamente le amministrazioni locali e si è mostrato distante dai ceti deboli colpiti dalla crisi. In quei casi la collaborazione delle forze comuniste deve cessare immediatamente. Discorso diverso per quanto concerne le buone amministrazioni, dove la riconferma della nostra presenza al fianco del Pd è stata premiata dai cittadini ma che deve continuare ad essere valutata caso per caso in base alle specificità locali, nell’ambito di una nostra collocazione nazionale complessiva autenticamente alternativa a questo Pd moderato e allo sbando.



* Tutti i dati riportati in questo articolo sono tratti dalle tabelle elaborate dagli uffici elettorali Prc-Pdci e dal sito del Ministero dell’Interno.