lunedì 18 novembre 2013

L’altra Basilicata c’è già. Intervista a Maria Murante #lasceltagiusta


pubblicata su www.esseblog.it il 14/11/2013

Intervista a MARIA MURANTE, candidata della lista “Basilicata 2.0 – #lasceltagiusta”  per la carica di Presidente alle prossime elezioni regionali lucane (si vota il 17 e 18 novembre).

Vista dall’esterno, la competizione elettorale lucana risulta essere interessante, poiché, c’è una proposta politica , appunto “Basilicata 2.0 – #lasceltagiusta”, che è una proposta politica completamente alternativa al Partito Democratico e mette insieme un fronte abbastanza ampio di sinistra (Sel, Prc, associazioni, comitati, movimenti, etc..). A prescindere dalla specificità locale, quanto è importante, per te, che nel nostro Paese ci sia una sinistra alternativa, autonoma e indipendente?
In Basilicata, con un Pd che si è consolidato come “partito-regione”, e in cui si è accentrato quasi tutto il potere, nell’ambito di una coalizione di centro-sinistra in cui la sinistra ha subito una vera e propria conventio ad excludendum, ritengo che la nostra sia stata una scelta di autonomia e di autodeterminazione importante. Così come importante è l’esperimento laboratorio che, attraverso la coalizione BASILICATA2.0 – #lasceltagiusta prova a dare una risposta alle continue divisioni che troviamo tra le cause dell’attuale debolezza delle sinistre. Un laboratorioche prova a lasciare fuori le borie che ci hanno attraversato in questi anni, che si prefigge come obiettivo la riconnessione tra partiti, movimenti, cittadini e territori/comunità. Un laboratorioche prova, nel deserto che le sinistre tutte attraversano, a riaprire una partita che rimetta al centro della propria azione il tema della trasformazione e del cambiamento.

In questo periodo di “renzismo” galoppante, dove domina il tutto fumo e niente arrosto, quali sono per te pochi punti programmatici, cardine di una proposta politica di sinistra, attraverso i quali intervenire nell’immediato?
Al primo posto del nostro programma c’è il reddito minimo garantito, uno strumento utile e necessario per ridare dignità a quante e quanti non hanno un salario. Ad esso abbiamo aggiunto, quale paradigma di un programma possibile e necessario, la tutela del territorio e dell’ambiente declinata come messa in sicurezza e valorizzazione delle risorse naturalistiche, ma che parla anche di modello di sviluppo e di questione energetica, ricordandoci che parliamo di una regione in cui si estrae l’80% di petrolio nazionale. Altro punto fondamentale è sicuramente la formazione/istruzione, all’interno di un più ampio quadro di rilancio di politiche a sostegno della cultura.

Pensando alla Basilicata viene subito in mente Melfi…  
La centralità della proposta di reddito minimo garantito parla, più in generale, alla questione sociale e alla questione lavoro da tutti i punti di vista. Innanzitutto attraverso la sua garanzia, in una regione in cui assistiamo oramai quotidianamente ad una emorragia incontrollata di posti di lavoro, a partire dalla Fiat di Melfi e dal suo indotto – passando per finire al polo del salotto del materano – dove il lavoro fin qui esistente viene utilizzato come strumento di ricatto, attraverso un continuo livellamento verso il basso delle condizioni materiali di vita interne alle fabbriche. Quindi due i paradigmi su cui vi è l’urgenza a muoversi: da un lato il congelamento degli attuali livelli occupazionali, chiarendo che non un altro posto di lavoro può essere perso. A ciò urge un sostegno ai diritti e alle tutele delle lavoratrici e dei lavoratori, per evitare che l’attuale crisi si trasformi, definitivamente, come ‘occasione di ristrutturazione’ del modello la quale assi solo attraverso il taglio dei diritti. Senza dubbio è importante rilanciare la Fiat, rispettando però i lavoratori e il tessuto dell’economia locale (in particolare, per quanto riguarda la Basilicata, penso al settore agroalimentare, ma anche al turismo e alla cultura) e considerando anche la riconversione ecologica, nonchè la mobilità sostenibile.

La Basilicata quindi può rappresentare un laboratorio? Anche semplicemente soltanto a livello locale, può continuare a vivere questa “miracolosa” unità?
Come chiarivo ampiamente nella risposta alla prima domanda, l’esperimento che stiamo realizzando in Basilicata è un laboratorio. E’ il tentativo di superare le fratture che negli anni passati ci hanno tanto penalizzato, guardando prima di tutto ai punti programmatici che ci contraddistinguono e che abbiamo in comune. La visione della realtà economica, sociale e politica è la medesima e noi, nel nostro piccolo, abbiamo risposto positivamente all’appello che Piero Bevilacqua lanciava dalla pagine del Il Manifesto invitando Sel ad aprirsi e a svolgere funzione di filtro unitario. C’è da dire anche che in Basilicata Sel e Rifondazione insieme hanno condiviso l’azione di governo all’interno del centro-sinistra e insieme hanno vissuto e denunciato la cooptazione di pezzi di destra nell’ambito del Pd e di quella coalizione, così come hanno condiviso la elaborazione della proposta di reddito minimo che, insieme ad oltre cinquemila firme, abbiamo consegnato al consiglio regionale uscente.
Un laboratorio – lo ripeto – che ha riunito i migliori pezzi della sinistra tradizionale lucana e li ha messi in simbiosi con delle energie nuove che si sono avvicinate alla politica attraverso l’associazionismo e i movimenti. Se si continua così, si può sicuramente percorrere una lunga strada.

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